Filtra le notizie per tipologia:

20/06/2012, 22:40

VECCHI LEONI E GIOVANI MARMOTTE

di Joseph Rossetto

 

Volevo intitolare questo mio racconto “Un tranquillo week end di paura” ma mi sembra che il titolo scelto in un secondo momento sia più appropriato…

Il bollettino medico di sabato mattina 16 Giugno è simile a quello dopo la battaglia di Waterloo e presenta diverse diagnosi e prognosi ma la più grave è quella di Sandro: frattura composta del malleolo, trenta giorni di gesso salvo complicazioni, moglie e figli in stato di allerta con un prossimo mese non dei più semplici. Auguri Sandro, ma auguri anche a Paola, Sara e Pietro. Il resto della troupe Old è alquanto ammaccato ma come ben si sa, il proverbio recita: “ Chi va al mulino s'infarina”; così inevitabilmente troviamo costati e colli doloranti, unghie nere, vesciche, mal di gambe, congelatore pieno di “carne” presa dalla moglie o compagna, stanchezza visibile ma gioia trasparente…

Venerdì pomeriggio Tamba va a prendere Freccia in arrivo da Londra, incontrano in aeroporto “Toni Giamaica” alias Gino Covre, per trovarsi poi alle 18.30 a casa di Tamba. Appena arrivati si spogliano in cucina e indossano panni più comodi e sportivi; anch'io che sono lì già comodo e sportivo, per solidarietà mi spoglio lo stesso perché siamo squadra, tentando d'indossare il gessato di Freccia modello “il Marsigliese” che, essendo parecchie taglie inferiore alla mia, non mi sta proprio a pennello. Prime risate e intanto arriva Toni Giamaica che si era attardato chissà dove: è già cambiato e si presenta in maglia a righe trasversali, pantaloni appena sotto il ginocchio e infradito ai piedi. Sembra un gondoliere sul Canal Grande. Arriviamo al campo e troviamo tra gli altri Old anche Gino Damo: è una sorpresa enorme e piacevole, visto che per anni era scomparso come il Santo Graal. Distribuzione buoni pasto e magliette commemorative (belle, complimenti…) con Patrizia supervisore, quindi si scende in campo per il warm-up pre-partita; partitella a touch rugby, in attesa che arrivino tutti, che dura più di venti minuti, e già nelle prime curve comincia ad accendersi la spia della riserva. SIETE DELLE TESTE DI CAZZO, perché così facendo siete andati nella bocca del leone; una buona parte del poco fiato che avevate ve lo siete giocato in quel gioco insulso (oops!!), dispendioso e non adatto per una non più verde età.  

La partita OLD vs GIOVANI under 20/16, finalmente inizia e non è una passeggiata di salute perché loro corrono come dannati e placcano senza ritegno alcuno, ma riusciamo lo stesso a contenerli abbastanza bene; loro non ci stanno a perdere, noi nemmeno, così il fuoco sacro della contesa diventa un rogo impressionante con fiamme visibili a chilometri di distanza. Io sono a bordo campo e devo trovare un modo per mettere la mia firma sull'evento, così chiedo ad Icio Morandin, che si sta sdoppiando per seguire l'andamento del gioco, se vuole una mano ad arbitrare. Lui acconsente e penso che sia una delle proposte più sensate fattegli negli ultimi anni; così ci dividiamo il campo ed arbitriamo in due, come un evento del genere richiede. La partita continua ma gli Old sono ormai come sul K2 senza ossigeno; un pilone avversario cade addosso al piede di Sandro. Al momento la cosa non sembra grave: esce dal campo più arrabbiato per il risultato che dolorante per l'infortunio. Subiamo due mete e, nonostante gli sforzi disumani praticamente in apnea, non riusciamo a segnare; nessuno si risparmia però e gli scontri sono all'arma bianca, stile Guerra 15-18 fronte fiume Piave. Vincono i Giovani per due mete a zero e sinceramente poteva andare peggio, ma abbiamo venduto cara la pelle dell'orso e perciò COMPLIMENTI ragazzi siete stati grandi, e complimenti ai Giovani per aver accettato la sfida onorandola come si deve, BRAVI!! Fischio finale, strette di mano, pacche sulle spalle, abbracci e foto di rito: commovente, toccante, peccato che qualcuno, ma proprio qualcuno, non abbia interpretato e partecipato con spirito De Courbertiniano alla faccenda, facendone una guerra personale, ma non fa niente e può darsi sia stato un episodio casuale.

Terzo tempo: vittoria schiacciante degli Old con punto di bonus e Giovani rullati come l'asfalto! Molte birre, tante, tantissime ed in misura giusta per celebrare la serata come si deve; i tavoli straripano senza ritegno di caraffe piene e i vuoti si accumulano come le zanzare in Polesine d'estate. Il piede di Sandro comincia a gonfiarsi e a fargli male seriamente, così viene trasportato in Pronto Soccorso per una lastra, lasciandoci in braghe di tela perché purtroppo così salta il consueto fine serata a casa sua con tanto di “aglio, olio e peperoncino”, tradizione che negli anni era ormai diventata un must. Pazienza, ma la salute viene prima di tutto, e così facciamo più d'un brindisi in suo onore, e sono così tanti che dopo un po’ ci dimentichiamo per qual motivo li stavamo facendo.

Novità di quest'anno: Icio Momesso, un vecchio giocatore, arriva con un karaoke spaziale da veri professionisti in materia; si aprono le danze, o meglio le ugole, e pian piano le canzoni si susseguono a ritmo infernale: ragazze giovani con voci angeliche e vecchi ragazzotti over 55 stonati come lupi dell'Ontario cantano assieme canzoni dei Nomadi, Rino Gaetano, Celentano, Ligabue, Gianni Morandi, e non so di chi altro non abbiamo cantato un pezzo. Adesso che ci penso, forse non abbiamo toccato il repertorio di Nilla Pizzi e Claudio Villa. Il momento clou della performance è quando cantiamo insieme, vecchi e giovani, per ben due volte “Io voglio vivere” dei Nomadi ed è un momento emozionante e struggente.

Arriva Sandro dall'ospedale con un gesso provvisorio e con una prognosi certa di trenta giorni; la Paola sorride perché avrà il suo maritino tutto per sé e sempre A CASA, lavoro a parte, per un mese abbondante. Wow!!! La notte prosegue e, man mano che le ammaccature si fanno sentire, si comincia a salutare e prendere la via di casa, non senza commiati ed abbracci neanche dovessimo partire per il fronte russo. Prima del congedo fisso con Freccia un rendez-vous per la mattina seguente che nel frattempo, vista l'ora, era diventata la mattinata stessa: appuntamento alle undici in piazza, detto e ripetuto sia in italiano sia in inglese per non creare facili disguidi. Ormai siamo agli sgoccioli e mentre io, Tamba e Toni Giamaica prendiamo la strada verso casa rigorosamente a piedi e non siamo neanche a 200 metri dal campo, ci raggiunge Andrea Bara che sta andando a casa in macchina; si ferma e scende dalla macchina avvelenato come una vipera rossa del deserto del Niger. Non so cosa avesse (anzi lo so ma non lo dico) ma inizia a sfogarsi come un fiume in piena. Dopo un po’ per fortuna si calma, gli altri due compari riprendono la via di casa e io rimango a parlare con Andrea in toni molto meno agitati. Arrivano le cinque e trenta e assieme arriva anche una volante dei Carabinieri in pattuglia; richiesta documenti a entrambi con Andrea che non riesce a trovare il libretto di circolazione, avendo nella sua macchina il delirio, e dopo un po’, causa ricerca spasmodica del documento stesso, trasforma l'interno della sua Mercedes in una discarica abusiva. Trovato il tutto, sudato come un bisonte americano, consegna i documenti agli ufficiali dell'Arma e stiamo lì in attesa per ben venti minuti; ci riconsegnano i documenti con un “Tutto a posto, potete andare, buonasera o buongiorno vedete voi”. Rimaniamo lì a chiacchierare ancora un po’ e alle sei meno un niente arriva la Guardia di Finanza (sì avete capito bene, Guardia di Finanza!): altro interrogatorio, altre raccomandazioni di andare casa piano, e a questo punto decidiamo che è veramente ora di andare a nanna anche per non correre il rischio d'incontrare la Polizia Stradale, visto che all'appello mancavano solo loro.

Arrivo poco dopo a casa, punto la sveglia sul cellulare per le undici zero zero e finalmente m'addormento; vengo svegliato di soprassalto nella confusione esistenziale più caotica immaginabile, e tento di prendere in mano il cell, il quale emana una suoneria da incubo che mi sta spaccando il cranio con una mazza da baseball. Il cell mi scappa di mano, finisce sul parquet e si scompone in diversi pezzi; mi alzo dal letto con una lentezza postoperatoria simile a quella dopo un' intervento alle emorroidi, ricompongo il telefonino al quinto tentativo, lo accendo e guardo l'ultima chiamata persa, che mi dice: FRECCIA ORE 10.05!!! Prendo due Aspirine al volo e lo chiamo: “Ciao, ma non dovevamo vederci alle undici?” domando. “Sì lo so, ma non sapevo cosa fare” mi risponde; così la prima cosa che mi viene in mente la dico: “Nell'attesa delle undici, se non sai cosa fare, potresti andare a cagare!!” Lui ha un forte senso dello humour e si mette a ridere, così lo raggiungo sotto il bar di casa mia dopo non poca fatica; arrivano dopo pochissimo Tamba, Patrizia, Giorgio, Zane e Danilo, ordiniamo caffè a ettolitri e autocisterne di acqua minerale con buccia di limone da lasciare sgomenta l'Antonietta, proprietaria del bar, che mi dice: “Non ho mai venduto tanta acqua minerale in un solo colpo come oggi con voi!” All'appello manca Toni Giamaica e così lo rintraccio via cellulare; invece di una voce mi risponde un latrato lugubre, così riattacco veloce commentando da solo “Devo aver sbagliato numero e chiamato il canile municipale”. Invece era lui, che arriva dopo un po’, si siede, ordina, risponde a domande a lui non poste, fischia un motivo tirolese. Lasciamo il bar e ci dirigiamo verso casa di Sandro che nel frattempo era stato in ospedale per il gesso definitivo: lo troviamo abbastanza sereno, e per non sapere né leggere né scrivere, viene aperta una bella bottiglia di Sauvignon che viene gustata mentre guardiamo il primo tempo di Australia—Galles di rugby. Verso le tredici ci congediamo perché in serata per alcuni di noi è in programma la prova del nove, una prova del fuoco con un salto mortale triplo, ovvero la festa Under 16 chez Fantin a Polcenigo; così ad occhio e croce penso che sarebbero gradite due-tre ore di sonno per tentare di recuperare un minimo di forze.

Non riesco a dormire neanche un secondo causa il rumore di un trattorino rasa-erba in lontananza e purtroppo fuori portata di bazooka o di mortaio, ma vicino all'udito, per non dire dentro all'orecchio stesso. Alle 17.00 c'è Sud Africa-Inghilterra, così guardo il primo tempo con conseguente colica al pancreas perché dopo 40 minuti gli inglesi giocano peggio di me a golf e conseguentemente i sudafricani stanno vincendo meritatamente 25-10; così lascio perdere, mi faccio una doccia e raggiungo Tamba and family che sono già chez Fantin. La serata prevede stuzzichini vari, paella gigantesca e buonissima, sangria fatta da Tamba che va giù che è un piacere, dolci a go-go, vino e birra da annegarti e premiazione con un bel pensierino alle marmotte dell’Under 16. Arrivano così le tre del mattino seguente (ancora!!) e siccome avevo promesso di dormire da loro ed è sicuramente meglio, la Savina m'accompagna alla mia suite personale con tanto di terrazzo. Altre persone, comprese sei giovani marmotte, dormono nell’ampio giardino in tende messe su per l'occorrenza; dorme in tenda con la gentil consorte anche Franco Giuriolo, al quale vorrei rivolgere una domanda: “Franco, ma le barzellette che racconti riesci a capirle?” Dopo due minuti che sono a letto, crollo in un sonno profondo.

Mi sveglio alle dieci e mezza; scendo piano piano (neanche tanto) per non svegliare gli altri, che però sono già tutti in piedi, e sinceramente non riesco a capire come facciano ad essere così arzilli; poi il mio sguardo cade sulla spina della birra, comincio a ricordarmi i vari avanti-indietro verso di essa, e la risposta al mio precedente quesito esce in automatico. Vado alla tenda delle giovani marmotte e scopro che non ci sono; Piero mi dice che sono andati in un posto lì vicino e dopo non molto ritornano dicendomi che sono andati a fare il bagno nella “Busa dei salti”, che penso sia l'Acapulco locale. Allora questo è quanto: accompagnati da un loro compagno di squadra, tale Burigo, di professione guida Navajo della riserva indiana del Red Creek, sono andati a piedi facendo sette km all'andata e sette al ritorno con bagno in acqua a temperatura attorno ai dieci gradi essendo essa proveniente da una risorgiva. La guida Burigo al ritorno ha ammesso che pensava che la distanza fosse più corta, avendola fatta nelle volte precedenti sempre in scooter... E' stata una bella impresa, bravi e complimenti, ma la prossima volta che vi sento lamentarvi per un allenamento un po’ più duro del solito o per una doccia fredda, vi prendo a calci in culo fino alla “Busa dei salti” e poi vi butto dentro. Hanno fame i ragazzi, e ti credo, così aspirano piatti di pasta all'amatriciana come idrovore di una diga, ma è bello vederli così affamati, felici e coesi. Dopo anguria, caffè e ancora chiacchiere viene il momento di andare via e porre fine a questa endurance senza fine. Ringraziare a sufficienza per l'ospitalità Savina, Piero ed i figli Alex, Linda, Francesca e Petra è pressoché impossibile; allora dico solo grazie del vostro cuore, grande come la montagna che vi sovrasta alle spalle del vostro centro d'accoglienza.

Tornando sulla serata Old per un attimo ancora, ringrazio tutti quelli che sono riusciti a organizzare il tutto, ringrazio tutti quelli che sono venuti e ringrazio anche quelli che non sono venuti perché mi danno un valido motivo per sotterrarli di benevole insolenze. A loro dico: accetto tutte le giustificazioni, tranne quella che eravate stanchi dopo essere stati a qualche dannato centro commerciale o peggio ancora all’Ikea!!

Lascio con un forte abbraccio i vecchi Leoni, che spero di rivedere più spesso, anche se le loro criniere diventeranno sempre più grigie e la loro vista sempre meno acuta. A voi giovani Marmotte invece auguro di giocare a rugby per ancora lungo tempo ma soprattutto di insegnare amicizia ed avere rispetto per tutto quello che vi circonda. Anche con vento e pioggia in faccia, affrontate la vita sempre a testa alta e ricordatevi che: “Chi ha paura, muore ogni giorno. Chi non ha paura, muore una volta sola.”

All the best.

FINE

Ultima modifica: 20/06/2012 alle 22:43

Indietro