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26/12/2011, 20:25

GRAN PREMIO D'ITALIA (parte prima)

di Joseph Rossetto

Molti anni fa, quand'ero ancora giovane, frequentavo un bar del mio paesello; lì nacque la mia prima compagnia d'amici in cerca di ventura. Avevamo a quel tempo diversi passatempi quando ci ritrovavamo ogni volta, ma il nostro fiore all'occhiello erano gli scherzi goliardici e i destinatari s'incazzavano di brutto, non avendo loro alcun senso dello humour.

Erano i primi giorni di settembre, ed un venerdì sera dopo cena, io, Primo MS, Tino TREBBIA ed Ernesto ROCK n' ROLL, decidemmo di andare a Monza per il Gran Premio d'Italia di formula uno. Il programma era il seguente: partenza sabato mattina, arrivo a Monza, entrare con stratagemma senza pagare, assistere alle prove il pomeriggio, dormire “alla vigliacca”, assistere al Gran Premio il giorno seguente, ritorno a casa in serata. Il programma fu seguito nei minimi dettagli... salvo alcune piccolissime variazioni.

Ci accordammo che per il vitto ognuno portava qualcosa, senza però specificare né quantità né tipo di provviste alimentari; l'importante era che ci fossero almeno due litri di vino a testa, preferibilmente rosso. La mattina dopo ci trovammo davanti al nostro bar e facemmo l'inventario nel caso mancasse qualcosa. Non mancava niente in verità, anzi avevamo viveri per una caserma di alpini. Ognuno di noi quattro per esempio, aveva avuto la brillante idea di portare delle uova sode; io personalmente ne avevo una ventina, gli altri miei compari più o meno lo stesso. In totale avevamo più di ottanta uova sode. Ernesto era figlio di nobili contadini, e riuscì, alzandosi all'alba, a sottrarre due salami e mezza forma di formaggio dalla cantina di suo padre. Però, nella fretta per la paura di essere scoperto, al posto di un salame aveva preso un cotechino; Tino ci assicurò che si poteva mangiare lo stesso perché era piuttosto magro: in effetti andò così. Ma il salame ed il resto erano numerati come i lingotti della zecca, così Ernesto fu scoperto e al ritorno fu processato per direttissima dalla famiglia e condannato a 15 giorni consecutivi di “servizio stalla e porcile”, condanna poi confermata sia in appello che in assise. Tino si era appropriato di due meravigliosi dolci fatti da sua madre, che servivano il giorno dopo alla festa in parrocchia per la visita del vescovo; quando la madre scoperse l'ammanco domenica mattina, svenne, ed entrò in stato di morte apparente. Si risvegliò nel pomeriggio solo grazie ad una messa solenne in video conferenza con i parroci della zona.

Caricammo il tutto e partimmo per Monza con non poco entusiasmo, che si spense di colpo dopo neanche dieci km. Infatti bucammo una ruota e quella di scorta era più sgonfia di quella bucata. Dovemmo spingere la macchina per più di un km finché non trovammo un'officina dove fu riparato il danno; ma le bestemmie durante quel km furono talmente tante che la diocesi di Vittorio Veneto proclamò una settimana di lutto ecclesiastico e fummo tutt'e quattro scomunicati. Eravamo in folle ritardo sulla tabella di marcia, così, uscendo dal cortile dell'officina, Ernesto, che era al volante della sua Fiat 127 SPECIAL con motore elaborato da un amico, in una partenza con tanto di sgommata e sguardo rapido a sx per immettersi in strada, centrò in pieno il pupazzo gonfiabile della Michelin mandandolo a gambe all'aria. Il meccanico, al momento impegnato in altre faccende, per fortuna non si accorse di niente, così scappammo a gambe levate, e dopo alcuni minuti di imbarazzante silenzio Primo disse in modo alquanto serio: “Speriamo che non ci denuncino per omissione di soccorso!”.

Il viaggio prosegui, ed Ernesto avendo un impianto stereo da discoteca ed essendo appassionato follemente di musica rock, domandò: “Metto un po' di musica?” Non aspettò neanche la risposta, mise nel mangianastri un pezzo dei Sex Pistols, e dopo un secondo si scatenò l'inferno. Il volume era talmente assordante da farti saltare le rotule delle ginocchia, ma aveva se non altro un vantaggio: l'onda d'urto mandò in frantumi i gusci delle uova sode, lasciandole così pronte per l'uso. Strada facendo, poco dopo Bergamo, ci si ferma per benzina e bisogni fisiologici. Tino e Primo entrano nell'Autogrill per comprare le sigarette e prendere la Gazzetta dello Sport e escono dopo 20 minuti con il seguente campionario: una bottiglia di Punt e Mes, una bottiglia di Amaro della Val Brembana (fatto con più di venti fra erbe e radici, raccolte, visto il sapore, con le mani sporche di letame), una confezione da due chili di pasta dall'aspetto inquietante, più due barattoli di sugo di cinghiale già pronto per l'uso, che Tino doveva regalare a sua madre, nel tentativo di ammorbidirla per il furto dei dolci (quando la madre, dopo un po' di tempo assaggiò il sugo in questione fu colta da spasmi gastroduodenali e le venne un tipo d'orticaria mai vista), una confezione di “vero pecorino” toscano così duro da poter essere usato dagli attuali Black block durante una manifestazione, e l'immancabile panforte Sapori. Ma il pezzo forte era un fiasco di chianti: oltre il prezzo da gioielleria Bulgari, era di dubbia fattura, essendo stato imbottigliato in una cantina vicino a Sesto S.Giovanni (Milano), in piena zona industriale. Quattro pacchetti di MS, l'immancabile Gazzetta dello Sport, l'Eco di Bergamo, Donne e Motori, l'ultimo numero di Playboy e una cassetta dei Nuovi Angeli di cui Tino era un fan sfegatato.

Partimmo e inserimmo nel mangianastri il nuovo acquisto ma l'impianto, abituato a ben altra musica, lo sputò fuori e si spense. Ernesto allora mise un nastro dei Gun's and Roses con volume pari a un cacciabombardiere F-16 in decollo e così continuammo il viaggio parlandoci a gesti come una comitiva di sordomuti. Il tragitto intanto filava via liscio; nel frattempo iniziammo a fare un po' di merenda e, non volendoci fermare ancora, il brunch si consumò a bordo della mitica 127. La macchina divenne in breve tempo un discarica abusiva; Ernesto, che guidava con una mano sola e con l'altra mangiava fette di formaggio grandi come una tavola da snowboard e mandava giù uova come una slot-machine, volle dissetarsi bevendo “a canna”; nel tentativo alquanto maldestro, il vino gli andò di traverso e rischiò di soffocare. D' istinto inchiodò la macchina, evitando di un pelo il tamponamento da parte di un TIR austriaco carico di legname, ma inevitabilmente tutta la merenda sfuggì al nostro controllo e si sparse per la macchina. Le uova sode finirono dappertutto (Ernesto ne trovò un paio dopo tre anni) e Tino, che stava tentando di tagliare una fetta di salame spessa due dita con il suo immancabile coltellino svizzero, si affettò una mano e cominciò a sanguinare ed urlare come un maiale sgozzato. Fu medicato alla buona con la cassetta del pronto intervento che Ernesto teneva gelosamente in macchina come una reliquia accanto ai preservativi al gusto di fragola. Dopo un po', le uova cominciarono a sortire l'effetto e Ernesto pensò bene di tirare una famosa scoreggia delle sue; dovemmo non solo aprire i finestrini ma anche le portiere in corsa… La puzza era nauseabonda. Il notiziario di CIS VIAGGIARE INFORMATI delle dodici annunciò:“ Nel tratto Milano-Brescia possibili banchi di nebbia”. Fu così che verso l'una del pomeriggio, finalmente, giungemmo all'autodromo di Monza… (CONTINUA)

Ultima modifica: 26/12/2011 alle 21:31

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