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23/03/2013, 15:17

IL MIO 6 NAZIONI (5 e ultima)

 

di Joseph Rossetto

I sogni muoiono all'alba. Tante volte però non è così e possono morire magari alle 19.47 di un triste sabato sera. Il 6 Nazioni 2013 finisce con l'ennesima sorpresa e altre piacevolissime ghiottonerie, con la felicità di molti e la mesta tristezza di tanti altri ancora. Come il solito, però, vedo che il carro dei vincitori è stracarico di tifosi last minute, ma guardo e passo e non mi curo di loro. E' stato un torneo divertente, non tanto per il gioco ma per la sua imprevedibilità e, come in tante altre occasioni, non ha rispettato i pronostici iniziali ed ha riservato diverse sorprese, piacevoli o meno.

Italia-Irlanda 22-15. L'Italia battendo l'Irlanda e con due vittorie finisce al terzo posto nella classifica finale insieme alla Scozia ma in realtà è quarta per la differenza punti. Poco importa: è il miglior risultato di sempre nel 6 Nazioni. Anche nel 2007 ci furono due vittorie, ma quelle di quest'anno hanno uno spessore ed un sapore diverso. Nel 2007 concludemmo il torneo con 9 mete fatte e ben 18 subite, con una differenza punti di -53. Quest'anno è finita con 5 mete fatte e solo 8 subite, e la differenza punti è stata di -36, record assoluto nelle 14 edizioni del torneo finora disputato dagli azzurri. Abbiamo battuto per la prima volta l'Irlanda, illustre vittima dopo Scozia, Galles e Francia. Manca all'appello solo l'Inghilterra, ma spero che l'Italia non abbia fretta... La partita diretta dall'arbitro inglese Barnes inizia in sordina per l'Italia ma, dopo dieci minuti, sospinti da un ottimo Joshua Furno e da un reparto di terze linee a dir poco straordinario, cominciamo a prendere possesso e territorio. L'Irlanda, già messa male per diverse assenze di rilievo, si difende come può, ma piano piano si sgretola e rimangono in piedi solo le mura della sua fortezza. E' anche sfortunata, per dirla tutta, perché dal 24° al 34° perde per infortunio prima l'ala Earls, poi il centro Marshall e tanto per completare l'opera distruttrice, il nuovo entrato Fitzgerald. Tre giocatori nel giro di 10 minuti dopo appena 25 minuti di gioco penso sia un record difficile da battere. Se poi aggiungiamo il cartellino giallo preso dal centro O'Driscoll al 29°, peggio di così non poteva proprio andare. Il fallo di O'Driscoll secondo me era da espulsione, non tanto per la gravità, ma per la stupidità gratuita del fallo stesso da parte di un giocatore di levatura mondiale. Sabato se l'è cavata a buon mercato, ma prevedo che la Commissione disciplinare che lo citerà non sarà generosa e che andrà incontro ad una squalifica pesante. Almeno così spero. Un fallo idiota, un fallo di frustrazione che rispecchia la crisi del quindici del trifoglio. La partita dell'Italia non è come quella contro la Francia, però siamo molto vicini, ma non siamo capaci di sfruttare gli enormi problemi fisici dell'Irlanda e non riusciamo, nonostante il predominio territoriale, a creare un divario nel punteggio, evidenziando così ancora una volta, la nostra incapacità cronica di finire un avversario morente. Loro mettono il naso nei nostri 22 un paio di volte, ma portano a casa sei punti; noi con tutto il nostro gran daffare ne segniamo nove, ed il primo tempo finisce così 9-6 per l'Italia, un punteggio che purtroppo non premia i nostri sforzi. Nel secondo tempo la musica cambia e l'Irlanda, sottoposta al bombardamento azzurro, capitola al minuto numero otto. Venditti, (ottima la sua prova) dopo una serie di ruck davanti alla porta d'ingresso irlandese, riesce ad allungarsi e trovare un pertugio per schiacciare l'ovale segnando una sospirata quanto meritatissima meta che con la trasformazione di Orquera ci porta a 16-6. Sembra fatta, perché l'Irlanda è suonata come un pugile costretto all'angolo che fatica a reggersi in piedi ed ad ogni minuto che passa fa sempre più fatica a contenere i continui attacchi azzurri. Invece non è fatta per niente. A complicare le cose ci pensa Parisse che, con un fallo istintivo quanto sciocco, si becca 10 minuti di sosta forzata ai box. L'Irlanda ha un sussulto d'orgoglio e, approfittando dell'uomo in più, in 12 minuti con tre calci si riporta sotto pericolosamente a un punto. Gli irlandesi ora ci credono e costringono gli azzurri a una difesa che impegna ogni uomo e ogni goccia di sudore. L'Italia subisce, ma poi reagisce da squadra tosta e compatta, risale il campo e costringe il mediano di mischia Murray al giallo con conseguente punizione. Ora siamo 19-15 e mancano solo dieci minuti al Paradiso. Gli azzurri riprendono il pallino del gioco e non lo mollano più fino alla fine. Altro calcio di Orquera che va a incrementare il bottino e, quando l'arbitro Barnes fischia la fine della contesa il tabellone recita Italia 22 Irlanda 15, e fine delle trasmissioni. Brunel alza le braccia al cielo, Lo Cicero piange come una pompa a getto continuo, Castro è immusonito e non si sa perché e gli irlandesi sembrano la Divisione Julia durante la ritirata dal Don. Considerazioni. Gran partita dell'Italia senza dubbio ed immense la nostre terze linee con Alessandro Zanni su tutti. Un flanker di livello mondiale che placca anche i fili dell'erba e quando avanza con la palla in mano sono problemi seri per chi deve difendere. E' la sua 48° presenza di fila in maglia azzurra. Non so se avete capito bene: 48 partite di seguito senza interruzioni. Ho forti dubbi che a livello mondiale ci sia un giocatore che può vantare una sequenza simile. Si mormora che sia appetito da più di qualche squadra del campionato francese e inglese: sarebbe un giusto premio e una giusta collocazione per l'atleta friulano. Personalmente mi sono piaciuti Mc Lean ma sopratutto Venditti, un'ala che con la palla in mano crea sempre qualcosa d'interessante. Un giusto tributo va al Barone Lo Cicero, odiato da molti tifosi italiani che lo ritengono un raccomandato, ma che negli ultimi anni, nonostante la non più verde età, si è guadagnato onestamente la pagnotta e ha giocato sicuramente meglio di quando aveva trent'anni. Ma la domanda come al solito dopo una vittoria è sempre la stessa: l'Italia è cresciuta? Dai risultati e dalla classifica finale sembrerebbe di sì ma è la stessa cosa che si diceva nel lontano 2007 o dopo la vittoria contro la Francia nel 2011 durante la gestione Mallett. Grazie al campionato celtico della Pro 12 abbiamo acquistato intensità e tenuta ma c'è una carenza evidente di giocatori di qualità, nel senso che non abbiamo molti ricambi. Abbiamo ancora il problema irrisolvibile da anni dell'apertura: Orquera è un rimpiazzo modesto e sicuramente non è uno su cui puntare per la futura cabina di regia dei trequarti italiani, visti i suoi 31 anni suonati. Abbiamo un ottimo allenatore, ma visto il suo curriculum non è certo una scoperta: d'altronde non scopro l'acqua calda dicendo che i migliori risultati l'Italia li ha ottenuti con allenatori francesi, vedi Vilpreaux, Coste e Berbizier, tanto per citarne alcuni. Ma se vogliamo crescere per davvero non si può essere sempre Benetton-dipendenti e bisogna cominciare a far crescere giocatori di qualità anche altrove. Ma dove? Il campionato italiano a 12 dell'Eccellenza non offre niente ed è una perdita di tempo, e fatichiamo ad ottenere linfa nuova dai vivai giovanili. Sento parlare molto di continuità, una delle nostre carenze più gravi, ma la continuità si ottiene sopratutto con un approccio mentale diverso, che non si ottiene in due giorni. C'è molto da lavorare ancora, e il risultato ottenuto in questo torneo dev'essere non un punto d'arrivo, ma un punto di partenza. Il gioco del rugby è in continuo cambiamento e se vuoi migliorare devi costantemente prenderne atto e muoverti in quella direzione. Comunque brava Italia, ma facciamo finta che non sia successo niente e rimbocchiamoci le maniche perché il vento non è ancora cambiato del tutto. Cosa dire dell'Irlanda? E' finita un'epoca? Probabilmente hanno più problemi di quanto non si pensi. Usura di tanti giocatori simbolo, dovuta ad anni di battaglie cruente e stagioni senza sosta. Che possano risorgere prontamente. Auguri verde Irlanda!!

Francia-Scozia 23-16. Alla fine del primo tempo dell'ultima partita dell'ultima giornata del torneo, la Scozia vinceva grazie a due calci di Laidlaw per 6-0. Se fosse perdurato il vantaggio scozzese fino al 80°, non oso neanche pensare cosa sarebbe successo in terra francese. Chiudere in fondo alla classifica era già un disastro da sé, ma se avessero chiuso il torneo senza neanche un briciolo di vittoria e perdendo in casa contro la Scozia, avremmo corso il serio pericolo di un'eventuale reintroduzione della ghigliottina. La partita è stata una vera e propria battaglia epocale e nessuno dei trenta giocatori in campo ne è uscito indenne fisicamente. Gli scozzesi sono dei pazzi da legare e i francesi hanno capito in tempo, per loro fortuna, che o si mettevano sullo stesso piano di combattività o non ne uscivano vivi. Facile a dirsi, più difficile a farsi. Il primo tempo vede la Francia nel tentativo di prendere in mano la situazione ma gli scozzesi tirano su una diga e non si passa neanche con le cannonate. Placcaggi su placcaggi, comportamenti kamikaze nelle ruck e palla alta “... che quando viene giù ci pensiamo noi”. Qualsiasi cosa si muova nel raggio di 100 metri viene tirata giù e gli steward ed i cameraman a bordo campo rischiano di brutto. L'arbitro gallese Owens fischia solo i falli da codice penale; se fischiasse tutto avrebbe fuso il fischietto. Con la palla in mano poi, combinano anche qualcosa di buono e quando s'affacciano nella metà campo francese, costringono gli avversari al fallo e questo frutta loro due calci di punizione ottimamente trasformati da Laidlaw. Les Bleus tentano con una lunga azione prima dello scadere di segnare l'agognata meta ma vengono fermati sistematicamente e ribaltati indietro. Il tempo, nonostante il 62% di possesso e il 70% di territorio per i francesi, finisce 6-0 per la Scozia e un uragano di fischi sommerge il quindici transalpino mentre guadagna la via degli spogliatoi. Nel secondo tempo la Francia entra sul terreno di gioco con ben altro spirito e le cose in campo invertono la rotta. Agli scozzesi comincia a scarseggiare la birra e la loro difesa non è più lucida e razionale come nel primo tempo. La loro fallosità attorno i raggruppamenti diventa più frequente ogni minuto che passa e dopo 9 minuti sono già raggiunti nel punteggio. La Francia prende ancora più coraggio e, installandosi dentro i 22 avversari, in 5 cinque minuti, dal 25° al 30°, sistema le cose. Si fa vedere con due-tre azioni pregevoli anche il mio preferito in negativo, Bastareaud: la mia idea riguardo a lui non è cambiata affatto ma quando fa una cosa buona è giusto riconoscergliela. Da una sua ripartenza da una ruck e un suo break nascono le due mete di Fofanà e Medard che portano la Francia al largo in fatto di punteggio, 23-9. La Scozia abbandona ogni tattica e all'arma bianca tenta gli ultimi assalti per rientrare in partita; segna al 35° una meta con Visser con un'azione partita dentro i propri 22, e le prova tutte per riuscire a segnarne un'altra che, eventualmente trasformata, la porterebbe in parità. I francesi resistono e quello che non riescono a fare loro, in senso negativo lo fanno gli scozzesi. Finisce con la Scozia che spreca l'ultimo pallone utile e quando l'arbitro Owens fischia la fine gli francesi s'abbracciano felici come liberati da un incubo. I trenta giocatori escono dal campo pesti come i pinoli dentro un mortaio per fare il pesto alla genovese, ma il pubblico francese non è contento neanche dopo la prima sofferta vittoria in questo torneo e i sonori fischi sovrastano i timidi applausi. Nonostante la sconfitta, ottimo 6 Nazioni per la Scozia e, nonostante la vittoria, pessimo per la Francia, la quale dovrà rivedere molte cose, ma cambiare l'allenatore Saint Andrè sarebbe da folli.

Galles-Inghilterra 30-3. Non volevo arrivare a commentare questa partita ma devo farlo così mi libero il fegato da un pesante macigno. Senza tanti giri di parole è stata per il quindici della Rosa una batosta memorabile, con una differenza punti che negli scontri con il Galles non si vedeva da oltre cent'anni. Asfaltati, con tanto di segnaletica bianca per delimitare i parcheggi. La sconfitta dell'Inghilterra è pari al crollo del Big Ben o alla trasformazione della abbazia di Westminister in una moschea islamica. Niente e nessuno poteva prevedere una disfatta simile, neanche il più ottimista dei gallesi. Che sarebbe stata dura, anzi durissima, gli inglesi lo sapevano, ma non hanno sottovalutato gli avversari, si sono sopravalutati loro stessi. Mi viene da ridere se penso a quando, dopo la prima sconfitta del Galles in casa contro l'Irlanda, si ventilava un torneo tutto in salita per i Dragoni e io stesso commentando la partita dicevo che per loro non vedevo miglioramenti immediati. E invece eccoci qua: Galles che risale la china, arriva all'ultima partita carico come non mai, distrugge i sogni inglesi e scippa loro partita e vittoria del 6 Nazioni. Un vero capolavoro eseguito da una squadra fantastica che ha ritrovato in un mese e mezzo antichi splendori che sembravano persi. La partita si gioca con il tetto del Millenium chiuso, e volendo fare i pignoli, sarebbe una vittoria indoor e magari ci sono i margini per un reclamo. Come vedete, le sto tentando tutte ma ho poche speranza in una ripetizione della partita... :-) :-) :-). Ma lasciando a parte l'ironia che tenta di addolcire il mio stato d'animo, la partita inizia e già con gli inni si vede che sarà una serata tempestosa. L'inno gallese Lands of my fathers (Terre dei nostri padri) viene cantato a squarciagola da ogni gallese presente e si sente da Cardiff fino a Londra. Non c'è popolo e nazione al mondo che vive il rugby come il Galles: neanche la Nuova Zelanda s'avvicina minimamente alla passione e all'attaccamento alla maglia rossa come i gallesi. Chi ci è stato lo può confermare. Sono il sedicesimo giocatore in campo e la loro squadra viene sospinta da ogni essere vivente della loro terra, umano o animale che sia. La prima frazione di gioco esalta entrambe le difese e gli errori commessi dalla due squadre sono dovute all'enorme pressione portata su ogni portatore di palla. Si scatena subito un clima incandescente e cruento, e la famosa battaglia di Hatefield Chase del 12 Ottobre 632 tra i gallesi comandati da i Re Cadwallon ed i britanni comandati da Re Edwin di Northumbria, al confronto sembra una gita fuori porta di un gruppo di scout. La prima linea inglese soffre già dalle prime mischie chiuse, causa una prima linea gallese di levatura mondale. Il pilone Adam Jones è, se non il migliore, tra i migliori al mondo nel suo ruolo, ed il suo degno compare Jenkins lo segue a ruota. I ripetuti falli in prima linea da parte degli inglesi sono una continua frustrazione per il pack inglese che non riesce ad adeguarsi alla linea di condotta arbitrale del neozelandese Walsh. L'arbitro è stato chiaro fin dai primi ingaggi, e sebbene in prima linea succeda un po' di tutto, non sono stati capaci di adattarsi. Ma questo conta poco, conta invece il diverso approccio mentale delle due squadre. Il Galles gioca un rugby totale e mette in difficoltà gli inglesi anche sul piano fisico; gli inglesi non si aspettano tanta ferocia e sopravalutando la loro fisicità trovano invece pane per i loro denti. E sopratutto non hanno un piano B. Il centro Tuilagi non è più una sorpresa ormai, e gli allenatori avversari visionando i filmati delle partite hanno trovato le contromosse. Come contro l'Italia e forse ancora di più, lo tsunami samoano viene ridotto a poco più di una scoreggia. Il primo tempo, sostanzialmente in parità con una leggera prevalenza gallese, finisce 9-3 per i padroni di casa, ma il bello, o il brutto, dipende da che parte stai, deve ancora venire. Nel secondo tempo il Galles sale in cattedra e mette gli inglesi in castigo dietro la lavagna con il cappello d'asino in testa. Dopo dieci minuti della ripresa i placcaggi effettuati dagli inglesi fino a quel punto della partita sono quasi il doppio di quelli gallesi, ma quello che preoccupa maggiormente sono i 15 placcaggi sbagliati: un'enormità considerando la solida e agguerrita difesa inglese. L'Inghilterra comincia a perdere colpi e il Galles sentendo l'odore del sangue dell'animale ferito comincia la sua opera di demolizione. I nove minuti che intercorrono tra il 16° ed il 25° del secondo tempo segnano definitivamente il match. Prima un meta dell'ala Cuthbert, poi un drop dell'apertura Biggar ed infine un'altra meta di Cuthbert, quest'ultima trasformata, porta il risultato sul 27-3 chiudendo il sipario sul luogo del delitto. L'ultima meta poi, è un'azione partita dalla linea dei 22 dei gallesi i quali, superando i vani e miseri tentativi di placcaggio da parte degli inglesi, che per la verità non ne beccano uno neanche per sbaglio, trovano un sostegno sontuoso da parte della bravissima terza linea Tipuric, che fintando un passaggio si incunea nella profondità di quello che rimane della difesa inglese e fa recapitare la palla all'ala: un pallone sul quale c'è scritto “Game over” da depositare in area di meta. Dieci minuti di follia pura, dieci minuti che però erano nell'aria perché gli inglesi erano già sulla graticola e si stavano cucinando a puntino. La partita la sto guardando a casa di Tamba, tifoso gallese fin sul midollo, il quale soffoca a stento sorrisini di compiacimento. Io ho il fegato che sta andando in mille pezzi come colpito da una granata e la voglia di spaccagli una sedia in testa è notevole. Ma sopporto, perché i tifosi di rugby si rispettano, ma sopratutto perché siamo legati da un'eterna e profonda amicizia. Per fortuna che l'Inghilterra ha un sussulto d'orgoglio e fa di tutto per impedire un'ulteriore segnatura al Galles: la difesa per vari minuti a cinque metri dalla propria linea di meta è commovente, ed evita così ulteriori umiliazioni in misura di punteggio. Finisce miseramente 30-3 dopo l'ennesimo calcio dell'estremo Halfpenny, con tutti i giocatori, tutto lo stadio, tutto un paese, che esplodono in una gioia incontenibile. Battere l'Inghilterra affibbiandole trenta punti con una differenza di ventisette, portandole via e facendo propria la vittoria del torneo, nell'ultima partita e giocata a Cardiff, è una cosa da raccontare ai figli ed ai nipoti nei secoli a venire. Sarei curioso di sapere quanta birra è stata bevuta tra sabato sera e domenica nei pubs del Galles, ma di una cosa sono sicuro: con gli incassi dei locali il PIL è aumentato di due punti secchi. Onore e merito a una squadra che sembrava in una crisi cronica, data per morta e risorta in tutto il suo antico splendore. Due 6 Nazioni di fila e un rugby esemplare dettato da un cuore ed una volontà immensa, nonché da giocatori fortissimi. Su tutti la terza linea Tipuric, di origine croata, ma gallese in tutto e per tutto. Non che gli altri siano stati da meno, vedi per esempio Warburton oppure Adam Jones, ma il giovane Tipuric mi ha impressionato davvero molto. L'Inghilterra si è sciolta all'ultimo ostacolo, forse perché pensava di essere troppo forte e non ha fatto tesoro degli ultimi trenta minuti in affanno contro l'Italia. La qualità per essere una buona squadra c'è, sicuramente con l'esperienza diventerà più forte e questo pugno sul naso le servirà da lezione. Uno dei suoi problemi da risolvere al più presto è la carenza in fatto di mete segnate: cinque in tutto il torneo, di cui quattro contro la Scozia nella prima partita e una molto fortuita segnata contro la Francia. Una miseria per una squadra che vuole puntare in alto. Finisce il torneo in seconda posizione, come l'anno scorso, di nuovo dietro il Galles. Tutto sommato, ultima partita a parte, un buon risultato in attesa di tempi migliori, che sicuramente arriveranno.

Piccola analisi finale. Hanno sorpreso il Galles, dato per spacciato ma capace di ritrovarsi e di vincere il torneo, l'Italia, non tanto per le due vittorie ma per come le ha ottenute, e la Scozia che con il suo rugby arrembante ma alle volte confusionario e falloso, è riuscita a finire terza nella classifica finale segnando 7 mete, meno del Galles ma più di tutte le altre squadre. Piccolo particolare. Nel torneo 2007 sono state segnate 65 mete, in quest'ultimo solo 37, per una differenza di 28, cioè il 43% in meno. Un caso? Certo è un'enormità se pensiamo a tutto quello che si cerca di fare sul piano delle regole e per aumentare i tempi di gioco per spettacolarizzare ancora di più il rugby. Non è che si pensi più a non far giocare l'avversario che a migliorare il proprio gioco? Le difese sono sempre più protagoniste?

Altre ed ultime cose. La nostra Under 20 pareggia contro l'Irlanda per 25-25, ed è un vero peccato visto che al 4° minuto del secondo tempo vincevano 25-10. Negli ultimi venti minuti finali c'è stato un notevole crollo che ha permesso ai verdi di rientrare prima, e pareggiare poi la partita. In classifica finiscono ultimi, in un torneo dove hanno fatto vedere cose buone ma tante altre decisamente no. Ironia della sorte, il 6 Nazioni Under 20 lo vince l'Inghilterra sul Galles arrivato secondo, grazie all'ultima partita vinta in terra gallese per 28 a 15. Magra consolazione, ma è sempre meglio di niente. Le nostre donne azzurre perdono per 9-6 contro le pari sesso irlandesi, tra l'altro vincitrici con il Grand Slam del torneo 6 Nazioni femminile. Finiscono, con due vittorie, quarte a pari punti con il Galles, ed è un risultato ottimo. Brave tose!!

Finisce così il mio ultimo commento sul 6 Nazioni, concluso per il sottoscritto non nel migliore dei modi, ma a parte l'epilogo finale, mi sono proprio divertito. Spero di non avervi annoiato troppo, perché mi rendo conto che alle volte mi dilungo nel raccontare le cose, ma scrivere mi piace molto e così inevitabilmente tante volte la tiro per le lunghe. Vorrei per ultimo mandare un caro saluto a dei buontemponi che sulla mail list degli Old, da un po' di giorni a questa parte, pare si divertano molto. Miei cari bricconi, il mondo gira e prima poi le cose cambieranno, e magari capiterà il mio turno. Come avrete notato, non sono caduto nella vostra trappola da topi e sono rimasto muto come un pesce. Ed è questo il punto. Non è quando scrivo che dovete preoccuparvi, ma è quando sto in silenzio....

Ciao tutti!!!

elbiondo54

Ultima modifica: 23/03/2013 alle 16:19

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