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12/03/2013, 18:48

IL MIO 6 NAZIONI (4)

di Joseph Rossetto

Un conto è scrivere e parlare di una partita di rugby, un conto è giocarla. Il gioco della palla ovale, come tanti altri sport, è sempre imprevedibile e tanti risultati che sembrano scontati in realtà non lo sono. Alzi la mano chi avrebbe detto che l'Italia, dopo le due prestazioni alquanto scialbe contro Scozia e Galles, sarebbe andata nella tana degli inglesi e avrebbe giocato una partita tanto tosta da mettere in discussione il risultato fino all'ultimo secondo di gioco? E chi avrebbe mai detto che gli inglesi non ci avrebbero segnato neanche una misera meta? Penso nessuno. Contano, sì, il fisico e la tenuta atletica, la tecnica individuale e l'organico, ma la testa e, sopratutto, il cuore alle volta fanno miracoli e ribaltano tanti risultati che sembrano scontati. Lascio la superba prestazione dell'Italia come ultimo commento, non solo perché è stato l'ultimo match in programma, ma anche perché è stato il più bello di quest'ultimo week end. E come si suol dire: “Dulcis in fundo”.

Scozia-Galles 18-28. Il Galles continua la sua marcia verso una possibilissima conquista del torneo. Vi sembrerà strano, ma è così. La classifica finale, a parità di punti, viene definita dalla differenza punti e, in caso di ulteriore parità, con la differenza mete. Dopo la quarta giornata l'Inghilterra guida la classifica con otto punti e una differenza punti di +14 superiore al Galles che viaggia in seconda posizione con sei punti. Non ci vuole un genio in algebra per notare che con lo scontro diretto in programma, la differenza punti viene dimezzata. E così il Galles vincendo con più di sette punti di scarto (non un'enormità, è possibile...) con un solo colpo avrebbe sconfitto l'eterno odiato nemico e vinto il 6 Nazioni. Può succedere? Purtroppo per me, sì. La partita Scozia-Galles offre poco al palato fine, e i punti segnati, tranne una meta trasformata dei gallesi, sono tutti frutto di calci di punizione. La meta del Galles al 21° del primo tempo è un lampo nel gioco grigio e opaco espresso fino a quel punto dalle due squadre in campo. L'ala gallese North crea un buco e s'insinua nella profondità della difesa scozzese per venti metri: due ruck di seguito e il biondo tallonatore Hibbard da Pontypool, sud del Galles, con attaccati un paio di scottish, plana in meta. Il punteggio altalenante fa sì che le due squadre vadano al riposo alla fine del primo tempo divise da un sol misero punto: Scozia 12 Galles 13. Il secondo tempo offre qualcosa di meglio, non molto in verità, e i gallesi pian piano cominciano a corrodere il campo scozzese. L'estremo Halfpenny, tornato a livelli di eccezionale bravura ma impreciso nel primo tempo, non sbaglia più un colpo e nel secondo tempo sfodera un cinque su cinque dalla piazzola. La Scozia si difende, o almeno tenta, dalle folate gallesi, ma la sua difesa eroica ma tante volte fuorilegge la porta a subire diverse sacrosante penalità. Brutto infortunio, così dalle immagini sembrava, ma spero di sbagliarmi, per la fortissima bionda seconda linea scozzese Richie Gray, un giocatore straordinario e di valore assoluto. Un infortunio che, in base alle immagini viste in campo, mette in forte dubbio la sua partecipazione alla tournée dei British and Irish Lions in programma quest'estate in Australia. Se così fosse, sarebbe una grossa perdita per la selezione britannica-irlandese. La partita finisce 28-18 per i Dragoni, un vantaggio più che meritato per loro perché hanno raccolto tutto quello che c'era da raccogliere, costringendo la Scozia a difendersi disperatamente per lunghi periodi del secondo tempo. Gli scozzesi nell'ultimo turno recano visita alla Francia in quel di Parigi, una sfida molto ostica, perché i francesi vorranno concludere il 6 Nazioni con almeno una vittoria, sperando nel frattempo che l'Irlanda batta l'Italia a Roma, evitando così l'onta, vergognosa e inimmaginabile ad inizio torneo, di un ultimo posto nella classifica finale. Se la Scozia perdesse, com'è prevedibile (ma: mai dire mai...), avrebbe lo stesso fatto un buon 6 Nazioni, considerando il suo momento, avaro di successi, che dura ormai da anni. Del Galles si è già detto: nonostante il suo gioco non eccelso come in passato e nonostante infortuni vari, è riuscito a rimettersi in carreggiata dopo ben otto sconfitte consecutive tra test estivi ed autunnali e la prima contro l'Irlanda a inizio torneo. Hanno ritrovato la propria anima e insieme a essa vecchie certezze. Il fatto che non subiscono mete da tre incontri e mezzo e che hanno vinto le ultime tre partite giocate tutte in trasferta non sono dettagli da poco. Risorti dall'inferno, s'apprestano a concludere il torneo al Millennium Stadium di Cardiff, sabato alle 17 locali, nella madre di tutte le partite: avversari gli odiati inglesi. State certi che faranno di tutto per rovinare loro la festa e, sospinti da tutto il loro popolo, attingeranno forze inaspettate per riuscire nell'impresa.

Irlanda-Francia 13-13. Un pareggio nel rugby non è cosa comune e le due contendenti hanno sempre qualcosa da recriminare su di un punteggio finito in parità. Ma in questo caso la parità rispecchia fedelmente quello che è avvenuto in campo. La partita si gioca con un vento micidiale e una pioggia degna di Capo Horn, ma da queste parti, si sa, pioggia e vento sono il sale della vita quotidiana. La partita viene diretta dall'arbitro neozelandese Steve Walsh, protagonista in passato di una storia triste ma per fortuna risolta nel migliore dei modi. Alcuni anni fa, all'inizio della sua carriera di arbitro, cadde in una forte depressione e cercò disperatamente rifugio e conforto nell'alcool. Quel male oscuro, quei giorni senza senso e una sempre più forte dipendenza alla bottiglia, lo stavano trascinando sempre più giù, verso gli abissi e verso il punto di non ritorno. Fu sospeso dalla federazione e il suo fischietto restò così ammutolito, ma trovò aiuto nei suoi amici, che non lo abbandonarono e fecero in modo che entrasse in un programma di recupero, sia mentale che fisico. Ci volle più di un anno, ma ne venne fuori alla grande, così i cugini australiani hanno voluto dargli un'altra chance. Cambiò cosi federazione e adesso è tornato ad essere un eccellente arbitro nel circuito mondiale, ed è soprattutto un uomo a cui è tornato il sorriso e la voglia di vivere. Per coloro a cui interessa saperlo, è l'arbitro in assoluto più bello a livello internazionale (così almeno si mormora sotto i caschi della parrucchiera...). Ma torniamo alla partita. L'Irlanda attacca a testa bassa come sempre, soprattutto quando gioca in casa, e dopo 10 minuti trova una meta molto bella. Touch ai 15 metri dall'area di meta francese, pallone vinto e rolling maul che rasenta la perfezione, che è poi il loro marchio di fabbrica. I francesi cercano di metterci una pezza ma tutto è inutile e il treno verde trifoglio abbatte tutto e segna con la terza centro e capitano Heaslip, meta poi trasformata dalla giovane e sempre più intraprendente apertura Paddy Jackson. La partita continua, con l'Irlanda in attacco ma i francesi che non sono lì solo per prenderle: ogni tanto fanno visita nei 22 irlandesi e riescono al 26° ad accorciare con Michalak su punizione. Gli irish non demordono e vanno avanti per la loro strada. Ruck su ruck, centimetro su centimetro, nonostante un vento e una pioggia flagellante, che è la causa principale dei tanti errori alla mano dei trenta giocatori in campo. L'Irlanda riesce così a concretizzare un certo dominio territoriale e va al riposo in vantaggio 13-3. La ripresa per 10 minuti è la fotocopia della prima parte: Irlanda con il pallino del gioco in mano e Francia che ogni tanto mette fuori il naso dall'uscio di casa per vedere se ha smesso di piovere. Pian piano la benzina verde (non quella del distributore) comincia a scarseggiare e nelle curve comincia a lampeggiare la spia della riserva; una situazione che agli irlandesi ultimamente capita sempre più spesso. I francesi, che finalmente lasciano in panchina la betoniera Bastareaud, prendono animo e pian pianino cominciano a invadere i 22 irlandesi. Quando mancano poco più di dieci minuti alla fine l'Irlanda viene messa sotto assedio. Perdono per infortunio un centro e il compagno di reparto, Brian O'Driscoll, viene letteralmente travolto, e sconvolto, dal pilone francese detto “il belga” (forse perché è nato in Belgio??), un giocatore con le sembianze di un animale preistorico. L'Irlanda, ferita e senza più un goccio di carburante, paga pegno e i francesi dopo una serie di ruck e pick and go, segnano la tanto agognata meta con la terza centro Picamoles. Michalak trasforma e siamo 13-13. I restanti pochi minuti sono vani tentativi da una parte e l'altra di riuscire a portare a casa la vittoria, ma il fischio finale del “Brad Pitt” della classe arbitrale per le due esauste squadre è una vera e propria liberazione. L'Irlanda gioca a Roma contro di noi nell'ultimo turno: perdendo verrebbero scavalcati in classifica dall'Italia e quest'ultima eventualità li fa rabbrividire già da adesso. Sono un po' cotti e faticano a stare in partita per tutti gli 80 minuti. Sarà il caso di approfittarne? La Francia non vede l'ora che questo 6 Nazioni finisca il più presto possibile e, giocando in casa contro la Scozia, tenterà di portare a casa almeno una vittoria nel tentativo, purtroppo misero, di salvarsi dalla gogna mediatica, francese e non. Se perdessero anche quest'ultimo match e arrivassero ultimi in classifica, si tornerebbero a riaprire le porte della colonia penale della Guyana francese e sarebbe codesta la loro futura dimora.

Inghilterra-Italia 18-11. Gli inglesi avrebbero meritato la sconfitta e non sono parole di circostanza. Avrebbero meritato la sconfitta non tanto per il gioco da loro espresso in campo ma per l'atteggiamento mentale prima e durante la partita. L'Italia per loro è stata una trappola bella e buona e loro ci sono caduti dentro come polli. Pensare di asfaltare gli avversari prima ancora di scendere in campo è il più grosso degli errori che qualsiasi atleta di qualsiasi disciplina sportiva possa fare. Atteggiamento mentale che è perdurato durante la partita. In vantaggio, meritatamente, per carità, 15-3 al 3 minuto del secondo tempo hanno fatto due clamorosi errori. Il primo è stato quello di pensare che l'Italia fosse bollita e si sarebbe sciolta da sola e che le mete sarebbero arrivate come le noccioline buttate agli scimpanzé dello zoo di Londra. Il secondo tragico errore è stato quello di non pensare a chi avevano davanti ma al Galles che affronteranno a Cardiff sabato prossimo. Lo dico sempre: quando stacchi la corrente della tensione e della concentrazione è molto molto difficile, per non dire impossibile, rientrare in partita. Gli inglesi pensavano a una passeggiata tra le aiuole dei giardini di Kensington, invece si sono trovati a camminare bendati sulle scogliere di Dover a un passo dal baratro. Il primo tempo, a parte un'azione in tandem Parisse-Zanni bloccata per un “in avanti” inesistente, è un monologo del 15 della Rosa e a un certo punto, verso il 30° del primo tempo, la statistica sul territorio occupato detta 73% contro 27% per loro. Un enormità, il preludio di una batosta pesante. Nel frattempo s'infortuna Castrogiovanni, finora deludente, falloso e in continua sofferenza ad ogni mischia chiusa. E' brutto dirlo, ma è una fortuna per noi perché ogni ulteriore mischia ci sarebbe costata verosimilmente altri calci contro, ma anche perché il sostituto Cittadini sarà protagonista di un'eccellente partita. Il loro dominio inglese porta solo calci di punizione, che però Toby Flood, sostituto della giovane apertura Farrell, trasforma in punti preziosi con la sua proverbiale precisione. Gli ultimi dieci minuti del primo tempo li giochiamo in 14, causa un giallo affibbiato al mediano di mischia Gori per un fallo più sciocco che grave, ma riusciamo a contenere i danni e a salvarci così da ulteriori danni e la prima fase finisce 12-3 per loro. Il secondo tempo, dopo un calcio che li porta sul 15-3, vede i nostri avversari prepararsi lentamente per la notte: pigiama, pantofole, libro di fiabe, orsacchiotto di peluche e bicchiere di latte caldo. Non hanno più la testa su quello che hanno davanti. Piano piano i nostri se ne accorgono e, visto che non hanno più niente da perdere, osano l'inimmaginabile e li buttano giù dal letto. Orquera incrementa il nostro misero bottino con un calcio, ma quello che riapre la partita viene subito dopo. A dire il vero, una mano ce la dà lo sciagurato mediano di mischia inglese Danny Care, fino a quel momento parecchio deludente, che con un blasfemo calcio di liberazione dopo una touche vinta, fa cadere la palla due metri più indietro rispetto al punto di battuta. Un vero capolavoro. Cose da torneo parrocchiale o giù di lì. La palla non fa in tempo a toccare terra che l'allenatore inglese Stuart Lancaster fa scaldare Ben Youngs, sostituto mediano di mischia in panchina. Ma il danno è già fatto e sulla palla piomba il nostro flanker Barbieri e il resto della ciurma del nostro pack. La palla esce da manuale e Orquera, fino a quel punto piuttosto opaco, si inventa un calcio-passaggio sulla nostra ala Mc Lean. Qui entra in scena l'ala inglese Ashton, la cui presenza nella nazionale della Rosa, in fatto di difesa sull'uomo portatore di palla, continua ancora a stupirmi. Non ne becca uno che sia uno e quei pochi placcaggi che riesce ad effettuare sono in recupero grazie alla sua velocità. Comunque sono problemi loro, e così la nostra ala raccoglie, evita quel poco che c'era da evitare e segna una meta creata ed eseguita secondo manuale. Il risultato e la partita si riaprono come d'incanto e ora il risultato è: Inghilterra 15 Italia 11 e siamo al cinquantesimo minuto. Altro che Caporetto. Improvvisamente sembra che le due squadre abbiano cambiato maglie: i leoni sembriamo noi e gli agnelli loro. Un'Italia che non t'aspetti, specie dopo le ultime due partite. Non cediamo un metro, anzi, i metri li cedono loro eccome. L'Inghilterra cerca disperatamente di cambiare atteggiamento e tornare in carreggiata, ma è come tentare rimettere in strada un TIR finito nel fosso trainandolo con una bicicletta. Riescono con l'ennesimo calcio a incrementare il loro punteggio, ma non sono affatto fuori dai guai. Gli ultimi dieci minuti sono un continuo attacco arrembante italiano. L'azione con palla in mano agli azzurri che dura per tre minuti e mezzo dentro i loro ventidue e che scorre dal 73° al 76° e mezzo, è un vero e proprio assedio. Sembra meta fatta in un paio d'occasioni ma, complici una difesa attenta e un arbitro forse un po' permissivo, l'azione svanisce per un “in avanti” del pilone De Marchi. Mischia per gli inglesi che liberano in touche sulla linea dei ventidue. Sul susseguente lancio per l'Italia finiscono tutte le nostre speranze. Perdiamo la touche, perdiamo la palla e perdiamo immeritatamente la partita. O meglio: se avessimo pareggiato o vinto, non ci sarebbe stato nulla da obiettare. Ora: è vero, come dice ironicamente Brunel, che gli inglesi si sono difesi con disciplina e sono stati bravi a non commettere falli durante quei tre minuti e mezzo con l'acqua alla gola, complice anche, un arbitro un po' permissivo. Ma l'avanti di De Marchi a pochi metri dalla linea di meta e l'ultima touche persa su lancio nostro, non sono sicuramente colpa dell'arbitro. Bella Italia, vero, ma nel secondo tempo, e non dimentichiamoci per favore il primo. Su tutti, oltre a Masi, citerei un ottimo Mc Lean e tutto il reparto delle terze linee, sempre in aiuto ai trequarti per disinnescare lo tsunami Tuilagi. Tsunami che alla fine è stato ridotto a poco più di una scoreggia. La domanda però è la solita: siamo ad una svolta o è stato un episodio? Sapete tutti il mio pensiero a riguardo e sono sempre portato a pensare che resteremo sempre nel limbo della palla ovale internazionale. A un certo punto del match avevamo di fronte un animale braccato e ferito ma non siamo stati capaci di infliggergli il colpo mortale. Questa è una delle nostre pecche, e non la sola. Tant'è, però, che il prossimo e ultimo turno lo giochiamo in casa contro una non proprio esaltante e incontenibile Irlanda e se vincessimo, ripetendo però l'ultima mezz'ora contro gli inglesi, potremmo finire al quarto posto con due vittorie, il che sarebbe forse il miglior risultato di sempre. Se addirittura vinciamo con dieci o più punti di scarto e la Francia infligge alla Scozia una sconfitta con più di trenta punti, potremmo addirittura finire terzi, un risultato da far tremare le vene ai polsi. Ma occhio però, che c'è sempre in agguato il rovescio della medaglia. Se perdiamo con gli irish e la Francia vince, finiamo ultimi e finiscono d'incanto tanti bei discorsi. Ma questo è fanta-rugby, che lascia il tempo che trova. Aspettiamo e vediamo. Quanto all'Inghilterra abbiamo già detto, e non vorrei essere nei loro panni il prossimo sabato pomeriggio. Può succedere di tutto e non lo dico per scaramanzia. L'armata del 15 della Rosa presenta qualche crepa. E' ancora troppo giovane per sopportare la pressione enorme alla quale viene sottoposta prima di ogni partita. Diciamola tutta senza mancare di rispetto a nessuno: rappresentare e giocare per l'Inghilterra non è una cosa semplice semplice: sei sempre sotto esame, anche perché via uno ce ne sono minimo altri tre alla tua altezza che non aspettano altro. C'è un altro particolare che stride: tanto possesso e territorio ma solo il misero bottino di 5 mete (di cui quattro nella prima partita contro la Scozia) nelle cinque partite fin qui disputate. Una vera e propria miseria per una pretendente al Grand Slam. Contro il Galles può succedere di tutto. Li aspetta l'altare... o il gusto amaro della polvere. Perché perdendo per più di sette punti, avrebbero raccolto solo cenere.

Altre cose. La nostra Under 20 azzurra perde malamente 52-7 contro i pari età inglesi. Mai stati in partita e maltrattati in tutto e dappertutto. Le nostre azzurre perdono contro le pari sesso inglesi per 34-0 dando però, fino ad un certo punto del match, del filo da torcere alle albioniche dame. Per finire voglio mandare un grosso abbraccio a tutte le squadre dei Grifoni. Ho la fortuna d'assistere a tante loro partite, ma a tante altre purtroppo no, però mi tengo sempre informato e Dade è uno dei miei più fidati informatori quando riesco a beccarlo all'uscita di scuola. Il mio pensiero più forte però va alla nostra Under 20, che tra qualche brutta sconfitta, infortuni e malattie, sta passando un momento non proprio felice. Miei cari giovani e scapestrati amici, sappiate che siete sempre nei miei pensieri e vi auguro che questo brutto momento possa passare il più in fretta possibile. Un forte e fraterno abbraccio. Quanto al sottoscritto, se le cose andassero male per l'Inghilterra il prossimo sabato, accetterò con santa rassegnazione il verdetto del campo... ma il travaso di bile e una colica al fegato saranno purtroppo inevitabili. Che Dio, o chi per esso, m'aiuti.

elbiondo54

 

 

Ultima modifica: 12/03/2013 alle 19:51

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