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14/12/2011, 15:11

BENELLI CRASH!!!

Ai primi albori della mia carriera sportiva il mio mezzo di trasporto era un Benelli 48 a presa diretta, cioè, per chi capisce poco di motori, senza marce. Un bolide! E guidato dal sottoscritto rendeva, sul nastro asfaltato, il 30% in più. Qualcuno potrà chiedere: “Come mai non avevi la macchina?” Bella domanda. In quel periodo ero convintissimo che potevo benissimo farne senza; ma, a parte quello, ero anche senza patente... così il problema non si poneva. Presi la patente a 25 anni e di conseguenza anche un’automobile usata. In teoria, quattro ruote dovrebbero essere meglio di due... ma non è come sembra, visto che nei primi dieci anni da neo patentato, distrussi più vetture io che un campo da recupero. Spettacolare, come tanti, fu l'incidente che feci nell'attuale ex Foro Boario, ma questa ve la racconterò magari un'altra volta.

Abitando, come saprete (o forse no, poco importa) nell’entroterra di Mansuè, macinavo chilometri su chilometri per andare ad allenarmi e giocare la domenica. Vento, pioggia, neve, freddo e nebbia non riuscivano a fermarmi e il mio Benelli, fedele come il ronzino di Don Chisciotte, non mi tradiva mai. In quel periodo, non c'era un club dove trovarsi per il “3°tempo” e così, dopo la partita andavamo a turno nei vari bar o ristoranti di allora. Quella domenica ci ospitava l'attuale ristorante-albergo dell'amico Ettore Pizzolato e, se la memoria non mi inganna, mi sembra che il quel periodo fosse gestito da suo padre… ma chiedo perdono se mi sbaglio. Avevamo giocato e vinto una splendida partita, e a tavola non facemmo prigionieri. Dopo aver ben mangiato (soprattutto Angelino) e ben bevuto, fummo invitati dal pilone Sandro Ros a bere l'ultimo (si fa per dire) bicchiere a casa sua in via Garibaldi.

Uscimmo dal ristorante e percorrendo la via Fornase 1° tronco, io con il mio Benelli, gli altri in macchina, ci avvicinammo all'incrocio che dà sulla Postumia vicino al Collegio Brandolini. Ora, per chi si ricorda, proprio in quell'incrocio, in direzione centro Oderzo, c'era un distributore IP, che dopo qualche anno fu spostato più avanti. Mi ricordo che ero in testa al corteo, ma un centinaio di metri prima di uscire sulla statale, fui sorpassato da una macchina con a bordo Primo Minello, il vecio Tamba e Cene (mi sembra, ma queste sono sottigliezze). Ora… a quel tempo, giovane, senza paura, con tanti capelli e poco giudizio, avevo un unico credo: per me contava arrivare primo... gli altri piazzamenti non erano per me. Così decisi una manovra azzardata nel tentativo di superarli, passando attraverso la piazzola del distributore, per guadagnare la pole-position. Mi ricordo come adesso che vedendo una linea bianca che attraversava il mio cammino, mi domandavo il perché di... Troppo tardi! Non era una linea bianca, bensì il cordolo del marciapiede, alto circa quindici centimetri! L'impatto fu devastante. Dal colpo, il pneumatico scoppiò come una granata al fosforo e la borsa del rugby che tenevo dietro, catapultò fino quasi a toccare l'insegna dell’IP posta in alto, per poi atterrare dieci metri più in là. Non so come, rimasi miracolosamente in piedi ma mi accorsi subito che la ruota anteriore aveva perso la sua forma originale. Avete presente una torta da cui è stata tagliata una bella fetta? Ecco, penso d'aver reso perfettamente l'idea. Quella volta il mio mezzo era dotato di un parabrezza con un oblò posizionato nel centro, il quale ti dava una visuale migliore; nell’impatto l'oggetto in questione mi colpì in piena fronte come un boomerang aborigeno, andando in mille pezzi. La botta in fronte mi prelevò dal mondo di Bacco per depositarmi in una realtà ben diversa e dolorosa. Soccorso immediatamente da Primo e Cene i quali, con le lacrime agli occhi, (tuttora ne ignoro il motivo) mi consolavano dicendomi che poteva andare peggio. Più di così mi è difficile pensare...

Lasciai il mezzo dietro il distributore, evitando di chiuderlo con la catena antifurto, perché obiettivamente non ne vedevo la necessità e tanto meno il motivo. Raggiungemmo velocemente la casa di Sandro Ros e passammo il resto della serata incuranti del pericolo scampato, annegando ogni dispiacere con dell'ottimo Cabernet Franc. Recuperai il bolide il mattino seguente con l'aiuto del mio meccanico di fiducia, che vedendo il danno creato, non riusciva a capire perché fossi ancora vivo. Il Benelli fu rimesso in piedi dopo neanche tre giorni di terapia intensiva; pronto a tornare in servizio sulla tratta Mansuè-Oderzo-Mansuè. Prestò servizio ancora molti anni, con me, poi con mia mamma, passando da una guida pirotecnica ad una molto più soft. Ma ancora adesso, dopo molti anni trascorsi, quando passo davanti al luogo del misfatto, mi sembra ancora di vedere la mia borsa volare in cielo come un airone…

Alla prossima su elbiondo54 Channel.

Ultima modifica: 14/12/2011 alle 16:12

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